Grazie all’esercizio degli usi civici il bosco ha rappresentato tradizionalmente una risorsa preziosa per le comunità pugliesi.
In Capitanata, alla fine degli anni Venti dell’Ottocento, sono censiti 114 boschi comunali; negli anni Cinquanta in Terra d’Otranto, in occasione delle operazioni demaniali, il Bosco Belvedere del principe di Tricase veniva scorporato delle parti sulle quali esercitavano gli usi civici ben quindici comuni.
In generale, ancora agli inizi dell’Ottocento, pur essendoci la maggiore concentrazione di bosco in Capitanata (sul Gargano, nei Monti Dauni e sulla costa, al confine con il Molise), quella importante componente del paesaggio pugliese è significativa anche nel sud est barese e nella Murgia martinese, e non irrilevante in altre aree della regione.
Il corpus cartografico che illustra il tema del bosco e del pascolo arborato, con cui spesso il primo è nominalmente e funzionalmente intrecciato, in Puglia in età moderna, si articola intorno a diverse questioni di fondo: la proprietà e la verifica dei confini, le usurpazioni, le controversie sorte per la ripartizione dei demani tra i comuni e gli ex feudatari, le operazioni di dissodamento e ripartizione.
A partire dal '500 la cartografia ci offre la descrizione puntuale dei confini dei boschi, delle strade di accesso e del tipo di vegetazione; del sistema idrografico definito da valloni, laghi e sorgenti, delle aree destinate al pascolo o alla coltivazione.
Nel '700 la descrizione del bosco è affidata alla presentazione di tutti gli elementi, naturali o realizzati dall’uomo, utili ad identificare un luogo.
La necessità di descrivere in modo particolareggiato gli elementi rilevati nel territorio, che è oggetto di controversia, viene risolta sostituendo al simbolo figurato il richiamo alla legenda, che riassume le ragioni sostenute dalle singole parti. Tuttavia non mancano mappe dove prevale una curiosa ricerca di simboli e immagini, persino con l’uso del collage di stampe a colori con scene di caccia.
Sul tema del bosco in ambito comunale, un vero e proprio manifesto della cultura cartografica settecentesca è rappresentato dalla pianta del demanio di Corato "così in bosco come in difesa, ristretto riserbato, demanio in vigne, demanio aperto, e le due parate dell’illustrissimo duca d’Andria" redatta da agrimensori doganali nel 1753. In due distinte legende è indicato il calcolo dell’estensione delle singole aree utilizzando una doppia misura, quella adottata dalla scuola di agrimensura della Dogana di Foggia e quella locale. Nella pianta il nucleo abitato è disegnato al centro del ristretto, ossia il territorio periurbano utilizzato prevalentemente per colture intensive. Al di là di quest’area è disegnata la grande distesa dei demani. Con una diversa colorazione sono indicati il bosco, la difesa comunale, il demanio in vigne, il demanio aperto e le due "parate" feudali destinati al pascolo.
Nell’800 agli elementi ornamentali o figurativi i periti sostituiscono gradatamente il disegno geometrico e i simboli convenzionali. L’uso del colore accompagna la descrizione suggestiva e puntuale della natura delle colture, in particolare quelle boschive. Nella definizione dei confini grande importanza ha il richiamo alla toponomastica e il riferimento al tracciato delle strade.
Con la divisione in quote dei demani (per la legge per la ripartizione dei demani e lo scioglimento delle promiscuità del 1° settembre 1806 e successivi provvedimenti) e per l’allentamento del regime vincolistico consentito da una legislazione forestale più 'permissiva', si assiste al progressivo dissodamento dei boschi. Il dato della contrazione delle aree boscose ci viene offerto dai periti agrimensori che registrano le vecchie e le nuove distanze dall’abitato. Nelle relazioni di perizia gli agrimensori non tralasciano di spiegare le motivazioni per le quali era stato richiesto il loro intervento. Puntuale è la descrizione delle diverse aree del bosco, sia per quel che attiene al regime proprietario, che per quello che concerne la loro destinazione d’uso.
Grande importanza è attribuita alla descrizione e misurazione delle aree destinate ai pascoli arborati, che rappresentano il dato essenziale nel calcolo della rendita, essendo l’utilizzazione pascolatoria la più redditizia.
La cartografia redatta dai periti demaniali costituisce in molti casi l’ultima immagine del bosco prima della sua progressiva scomparsa.