Platee e cabrei di enti ecclesiastici e di aziende signorili costituiscono anch’essi una fonte estremamente ricca per lo studio del territorio. In particolare gli enti ecclesiastici, dopo la riorganizzazione del patrimonio fondiario avviata nell’età della Controriforma, utilizzano largamente questi strumenti, che a volte non sono semplici inventari notarili, ma contengono annotazioni circa la topografia, gli insediamenti rurali, l’assetto colturale e produttivo delle aziende agricole.
In queste fonti cartografiche il tracciato dei confini delle proprietà è disegnato rigorosamente in scala e sono anche descritti tutti quegli elementi naturali o prodotti dall’uomo utili all’identificazione di un luogo. Particolarmente curata è la toponomastica, con la denominazione delle località e delle proprietà.
Per quanto riguarda la descrizione delle colture, il disegno rende generalmente con il colore e attraverso i simboli il bosco, il pascolo, la macchia mediterranea, il seminativo, le colture specializzate.